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USI,COSTUMI E PREGIUDIZI DEL POPOLO DI ROMA

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Zanazzo, Giggi 30 occorrenze

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Li svejatori eran coloro che esercitavano l’ufficio di correre a svegliare i viaggiatori, nei beati tempi in cui si viaggiava in diligenza.

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La moneta, di cui si è parlato nel precedente giuoco Maróncino, che non viene mossa, è lanciata in alto dal padrone di essa: nell’aria deve brillare

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Si fa la conta; quello cui va il punto del conto va sotto. Si fa una riga in terra, per indicare il punto dal quale si deve spiccare il salto

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precedentemente assegnato dalle autorità municipali. Al suo acutissimo fischio, con cui si segnalava, le donne di casa scendevano in istrada, quali con una

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La Mazza-fiónna è un piccolo ramo di bossolo fatto a forcella a guisa di una Y, alle cui estremità superiori sono assicurati due pezzetti di

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Proibendo la legge mosaica agli israeliti di accendere il fuoco nei giorni di festa, alcuni sfaccendati cristiani, il venerdì sera, dall’ora in cui

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I giocatori si pongono ciascuno ad uno spigolo di muro, o ad un cantone o altro. Quello cui è andata la conta si pianta nel mezzo. I giocatori di

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I Santari o Pupazzari sui gradini delle chiese offrivano il Santo di cui si solennizzava la festa: — Un ber San Luviggi! — Un ber San Filippo! — Un

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Si può fare a Pallina in due, tre, quattro, cinque, ecc. Si fa prima una bucia in terra, e a una certa distanza un segno o limite, in cui devono

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sovrano hanno una abilità tutta speciale per indovinare, da alcuni segni quasi impercettibili, il millesimo in cui la moneta è stata coniata.

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denti quelle due sillabe zzizzì, e ad un’eguale risposta di colui o di colei su cui siede, deve indovinare chi sia. Se indovina, passa la sua benda a

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del compagno: Bocca tua, e seguita: Qual’è mejo: La mia? O la tua?". Quello dei due a cui si ferma la parola tua si mangia il confetto.

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Tutte le vigilie delle feste dei Santi e delle Madonne, in cui si era soliti illuminare le finestre delle case, questo venditore andava in giro per

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Il Belli così lo descrive: "I fanciulli della nostra plebe profferiscono le parole di una loro formula le cui sillabe si vanno alternamente

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volta una forma di cacio), attorno al quale disco si avvolge una funicella, la cui estremità è tenuta in mano dal giocatore, per lanciarlo con più

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’un uovo simile che tiene in mano l’avversario. Colui, il cui uovo si frange all’urto, perde il giuoco; e ciò dicesi fare a scoccétto".

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antenati giocassero alla Mora assediando Siracusa, come pretende Francis Wey, da cui lo trascrivo. Si parla anzi di un bassorilievo greco in cui il

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ebraiche — dice il chiaro prof. Morandi — significa elemosina; la seconda (mizvà), a cui è stato appiccicato il nostro articolo la, significa precetto

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tira appresso il suo soldo. Destinato il posto da cui ciascuno scaglierà la sua moneta vicino al ciottolo, si fa l’ordine di successione al tirare. L

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seguente: Si fa prima la conta. A colui cui tocca il punto al conto convien bendarsi gli occhi con un fazzoletto: così bendato si chiama Gatta-céca. Il capo

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giocatore che immediatamente lo segue e di cui il piede levato sarà sostenuto dal terzo compagno, e così via via: in modo che tutti i componenti il giuoco

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Si fa la conta. Colui cui torna il conto deve ritirarsi in una camera vicina. Allora il capo-giuoco con gli altri giocatori combinano uno scherzo, o

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cui cadaveri si portavano scoperti; talvolta un bel parlatore che si divertiva a raccontare una storia: si faceva cerchio intorno a lui; e a misura

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coro queste parole: — Tappo de cacatore, tappo de cacatore! Qualche volta invece, specialmente tra bambini di civil condizione, quello il cui piede è

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insomma... senza nessun intendimento scientifico. Da Svetonio Tranquillo (di cui è fama che oltre alle Vite dei dodici Cesari avesse lasciato un

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il giuoco, e che lo comincia col fare un nodo a un fazzoletto e col gettarlo in aria. Gli altri tutti a gara per riacchiapparlo; e poi quello a cui è

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Col gesso o col carbone si segna sopra un impiantito una figura come la seguente. Si fa la conta. A quello cui va il conto prende un sassetto, o una

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Notissimo giocattolo di legno a forma di pera, alla cui estremità è piantata una punta di acciaio o di ferro, alla quale si avvolge attorno una

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la leggenda... ora una cosa, ora un’altra, di cui subito pigliavo nota; ma, ripeto, facevo ciò per semplice curiosità, e anche per quella vivissima

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(Esse de): Essere impotente; poichè Camerino è, dicesi in Roma, il paese da cui vengono i Mosciarellari, ossia i venditori di castagne secche. Campane

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